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26 Aprile 2024Un Vermentino d’eccellenza: intervista a Fabio Lambruschi
Negli anni ‘70, a Carrara, un giovane cavatore decide di lasciare il proprio lavoro sulle montagne per cambiar radicalmente vita. Da tempo ha in testa di mettersi a coltivare la vite e produrre vino. Dopo aver acquistato due ettari di terreno boschivo in località Costa Marina, nel comune di Castelnuovo Magra (SP), impianta le prime barbatelle di Vermentino e fonda la cantina che ancora oggi porta il suo nome: l’Azienda Agricola Ottaviano Lambruschi.
Come ha fatto, ce lo racconta in questa breve intervista suo figlio Fabio Lambruschi.
Ciao Fabio, puoi raccontarci un po’ come tutto è iniziato?
Mio padre è stato molto coraggioso ad abbandonare le cave, andando completamente in controtendenza con quanto avveniva negli anni ‘70. In quegli anni nella zona della Lunigiana, a cavallo tra Liguria e Toscana, lasciare il marmo per scommettere sul vino era una scelta decisamente azzardata. Ma la sua grande passione per il vino l’ha spinto a lasciare un mondo che era considerato sicuro, per scommettere su di un altro totalmente da costruire. Non ha avuto tentennamenti: appena ha trovato il terreno giusto, l’ha comprato e ha deciso di dedicarsi anima e corpo alla viticoltura.
Seguito dal forte entusiasmo e dal grande talento professionale del fratello Alessandro, mio padre nel tempo ha trovato la sua strada nella vinificazione del Vermentino, l’uvaggio perfetto per il terroir della Lunigiana. Ne è nato un vino bianco che fin da subito ha conquistato tutti, diventando simbolo d’eccellenza.
Infine, arrivano gli anni ‘80, e lì entro in gioco io, Fabio Lambruschi. Dopo aver conseguito un diploma in agrotecnica, ho avuto la possibilità di confrontarmi sul campo con la vinificazione tradizionale da un lato, e le più efficienti tecniche produttive contemporanee dall’altro. Oggi posso dire di essere riuscito a creare una cantina moderna e innovativa.
Quali sono i tratti distintivi della vostra azienda?
L’azienda, a conduzione familiare, nel tempo si è ampliata andando sempre più a radicarsi nel territorio, diventando un elemento in qualche modo interconnesso con tutta la zona. Le tecniche, la filosofia, la tradizione e la passione di una famiglia rappresentano la ricetta alla base del successo del nostro vino. Una cura costante, in tutte le fasi che vanno dalla vigna alla bottiglia, per conferire le migliori caratteristiche ad un prodotto pregiato, vanto della zona.
Qual’era il rapporto con la campagna e con il vino di Ottaviano agli inizi?
Ecco, è qui che si manifesta il vero genio di mio padre. Al tempo Ottaviano ha avuto una serie di intuizioni che si sarebbero rivelate corrette. Innanzitutto, ha creduto che il terreno in Costa Marina fosse perfetto per la coltivazione del Vermentino. È stato lui il primo a investire su questo territorio. Inoltre, è stato anche il primo a vinificare in purezza. Da queste parti, negli anni ‘50-’60 molti produttori avevano abbandonato il terreno, perché non restituiva una produzione così grande di Vermentino. Successivamente, a partire dagli anni ‘80, si è cominciato a valutare sempre di più la qualità della singola bottiglia, piuttosto che la quantità. Questo cambiamento ha dato forte slancio al nostro Vermentino.
Quali uvaggi sono più vocati nei vostri terreni?
Per quanto riguarda il bianco, il Vermentino è l’uva principe. Prima si tendeva a metterlo insieme magari a un Trebbiano o una Malvasia. Ma oggi si vinifica prevalentemente in purezza, perché esprime al meglio le sue caratteristiche. Questa parte della Lunigiana possiede un terroir perfetto perché esprime zone collinari, marine e territori ricchi di minerali, per via della vicinanza delle cave. In questo suolo, con questo clima, abbiamo l’habitat ideale per il Vermentino. Un connubio perfetto.
Come avete trovato il giusto equilibrio tra tradizione, tecnologia e innovazione?
Proveniamo da una produzione che già eccelleva nel proprio mercato, trainata dall’ottimo lavoro svolto da mio padre a cavallo tra gli anni ‘70-’80. Siamo partiti da lì, senza stravolgere troppo la filosofia e la tecnica di produzione. Negli anni abbiamo implementato miglioramenti, con l’obiettivo di mantenere un prodotto di grandissima qualità. Con l’ingresso di mia figlia Ylenia in azienda, questa dimensione potrà trovare respiro anche in futuro.
Come riuscite a conciliare la sostenibilità ambientale con la produzione di vini di qualità?
Nei nostri vigneti, utilizziamo un sistema di lotta integrata per ridurre l’utilizzo di prodotti fitosanitari. Non è facile, ma poniamo grandissima attenzione a questo tema, e utilizziamo solo prodotti controllati e precedentemente da noi testati, per non alterare le proprietà del nostro vino. Ci mettiamo sempre nei panni dei nostri consumatori: essendo io stesso il primo consumatore del nostro vino, voglio stare tranquillo su quello che bevo.
Come riuscite a preservare il patrimonio enologico dell’azienda, mantenendo al contempo una visione moderna e innovativa?
È un compromesso che facciamo con tecnica e tradizione. La tecnica ha ormai trent’anni, ma la tecnologia che abbiamo a disposizione rimane perfetta per la realizzazione di un buon vino. Esagerando con l’introduzione della tecnologia, si rischia di compromettere quello che è il vero sapore del Vermentino. Un sapore che ovviamente cambia di anno in anno, a seguito di differenti condizioni meteorologiche, ma che comunque mantiene sempre una sua precisa identità.
Guardando avanti, quali sono le vostre aspirazioni per l’Azienda Agricola Ottaviano Lambruschi?
Il continuo dell’azienda a carattere familiare. Con l’ingresso di mia figlia Ylenia, sommelier riconosciuta a livello nazionale, abbiamo dato un segnale importante di continuità. In questo modo possiamo tramandare meglio le tradizioni acquisite in anni e anni di esperienza, per continuare a realizzare un Vermentino di altissima qualità. Ylenia, che già si occupava di visite guidate e degustazioni, ha preso in mano le redini del marketing. Anche lei ci sta mettendo la stessa passione di famiglia, e questa per me è una garanzia.
Quali sono gli aspetti chiave che contribuiscono alla produzione di vini di altissima qualità e come riesci a mantenere costante l’eccellenza nel tempo?
L’aspetto chiave è assolutamente il territorio. Il resto sono tutti dei valori aggiunti che donano caratteristiche complementari. Ma tutto parte dal nostro straordinario territorio: la cosa più importante.
Una filosofia vincente, dato che i vostri vini hanno ottenuto numerosi riconoscimenti sia a livello nazionale che internazionale.
Per noi è un enorme piacere ricevere gratificazioni e riconoscimenti per il lavoro che svolgiamo ogni giorno. Oltre ad essere un onore venire nominati in guide che elencano i migliori vini al mondo, è un valore aggiunto che ci indica l’ottimo lavoro svolto finora. Ma cerchiamo di non adagiarsi mai sugli allori, cercando sempre un modo per migliorarsi e perfezionarsi.
Nel territorio della Lunigiana, in quali ristoranti possiamo trovare i vostri vini?
Il nostro vino si può trovare in quasi tutti i locali del nostro territorio, proprio per via della forte identità con la realtà circostante. Essendo un prodotto locale, anche i ristoranti della zona hanno sempre in casa il nostro vino. È una cosa bellissima vedere che la realtà della zona stia crescendo sempre di più negli ultimi anni e siamo felici di aver potuto dare il nostro contributo.
Con quali piatti tipici abbineresti il vostro Vermentino?
Va molto d’accordo con i crostacei o il branzino al sale. In generale, si sposa bene con carne bianca e pesce.
Il Consiglio di Alessandro: abbinamento con piatto del Carugio
All’Antica Osteria del Carugio consigliamo l’abbinamento classico con le trofie liguri e il nostro pesto fatto ogni giorno, sta molto bene anche con un altro piatto in carta i nostri pansoti fatti a mano a mano alla salsa di noci.